Parole sfuse che costano meno

Le donne vengono da Venere, gli uomini da Garbatella

Cronache Qatariote, mese 1

Prologo
D’ora in aventi le cronache potrebbero avere una grammatica leggermente incerta. A parte la demenza che non può essere definite senile perché l’ho sempre avuta la ragione principale è una tastiera priva di qualsiasi carattere special e con parecchi tasti invertiti che mi fa bestemmiare alle divinità sumere ogni volta che cerco un accento grave od acuto. Siate pazienti

Capitolo primo: armatevi e partite

Era da più di un anno che l’ottimo amico Matteo mi corteggiava per farmi cambiare lavoro. Curiosamente questo flirt non si era mai originato quando viveva nella florida Copenaghen ma solo dal suo trasferimento a Doha per cui magari qualche campanello avrebbe dovuto suonare anche visto il fatto che chiunque avessi informato della possibilità, avesse mostrato per la mia futura residenza lo stesso entusiasmo che suscita un peto in un coro polifonico.

Per chi non ha fatto della geografia la propria missione di vita Doha è la capitale del Qatar, piccola penisola del golfo persico nota in tutto il mondo unicamente per la sponsorizzazione farlocca al Barcellona figlia di una quantità sterminata di danaro che i locali spendono con la saggezza di un bambino ricco in un centro commerciale fatto solo di gelato e videogiochi tenuti insieme dalla Nutella.
In ogni caso, come dicono in quelli di Oxford “dallo e dallo si piega pure lo metallo” per cui di fronte a tanta insistenza ed una fetta cospicua del succitato denaro ho chiuso una valigia grande come la Nimiz e sono partito per questa nuova avventura.

Da ora in Avanti, salvo imprevisti, questo sfogatoio servirà soprattutto a dare notizie, gossip e futilità alla mia famiglia ed ai fruitori a casaccio ma soprattutto ad evitare che da qui a qualche anno io parli come gli emigrati a broccolino dei film di Scorsese.

Sono partito il 16 giugno, un mese è passato e finalmente posso tracciare un primo bilancio.

I campanelli sono diventate le trombe di Gerico dal secondo in cui sono sceso dall’aereo.
Nemmeno mia madre se fossi uscito da 8 anni di prigionia in mano all’anonima sarda mi avrebbe dedicato lo stesso entusiasmo che mi ha mostrato l’ufficio del personale e questo può definirsi quanto meno strano visto che è risaputo come il primodipartimento  HR fosse il un progetto di Himmler, poi scartato perché troppo inumano, prima della fondazione delle SS.

Mi era stato riservato un programma fittissimo che copriva tutto: autista con cartello, camera all’Hyatt grande come i distinti sud, prelievo il giorno successivo per sbrigare tutte le pratiche burocratiche e ufficio pronto dove mi aspettava il pc, il cellulare e la richiesta firmata dal capo per la macchina. Nel pomeriggio, sempre portato e riverito, un giro per fare un po’ di spesa perché mi avrebbero consegnato la casa verso sera. Ecco casa forse è un termine riduttivo perché l’ingresso dell’appartamento consiste in un salone da 60 mq con terrazzo grande uguale e svariati ammennicoli. Per non sprecare tutto questo spazio utilizzo una stanza da letto solo come ripostiglio per le scarpe e per le valige.

In cambio ti tutto questo a gratis i turni di lavoro spaventerebbero i lavoratori delle miniere di Golconda. 12 ore minimo al giorno 6/7, quando serve 7/7. Ora non mi lamento, credo sia giusto che quando ti trattino così tu ti debba fare il culo a secchio ma diciamo che l’ultimo anno e mezzo di Enel con ritmi da ufficio della motorizzazione di Atene un pochino mi avevano disabituato. Inoltre sono arrivato all’inizio del Ramadan, il sacro mese del digiuno, e  questo ha facilitato le cose perché qui i negozi negli ultimi 30 gg erano aperti solo dalle 20 in poi e per strada durante il giorno incontri meno gente che ad un raduno del partito comunista di Chamonix per cui che altro vuoi fare se non lavorare?

Un po’ alla volta mi sto integrando, non conosco ancora bene la città ma solo il quadrante dove vivo io, una specie di Olgiata se Dio vuole senza laziali, in cui tutto è non solo a portata di mano ma se nemmeno ti va di fare lo sforzo ti viene portato a gratis sull’uscio della porta di casa. Non sono certo di poter rinunciare all’omino che mi sguscia i gamberetti uno alla volta o a quello che regge le buste per quello che mi mette a posto la spesa quando tornerò nel mondo cosiddetto civile.

To be continued, next: “ristoranti, supermecati ed automobili sborone”

luglio 17, 2015 Posted by | Editoriali | 3 commenti