Parole sfuse che costano meno

Le donne vengono da Venere, gli uomini da Garbatella

La svizzera al tempo del virus

Ci sono delle premesse necessarie per comprendere come il paese confederato sta affrontando questa emergenza. In primis, come detto pocanzi (inutile facciate “ahaaa t’ho beccato”, ho controllato ed entrambe le forme sono ammesse), la svizzera come paese unito da tradizione, storia e lingua proprio non esiste per cui il massimo che può fare un osservatore è catalogare il caleidoscopio cantonale di misure e norme che è un modo carino e delicato per dire “a cazzo di cane”

In secondo luogo lo stereotipo per eccellenza “e mica è un ospedale svizzero” non potrebbe essere più insensato.

Sfruculiandomi le gonadi con l’entusiasmo di un nonno che regge il cartellone della tombola a natale e che cerca disperatamente il 23 in fondo al bussolotto non ho mai avuto rapporti con la sanità svizzera se non meramente economici. Sono lo sugar daddy del SSN, pago senza ottenere indietro il becco nemmeno uno straccio di preliminare.

In svizzera, prima ancora di poter presentare la richiesta del permesso di soggiorno devi sottoscrivere una polizza assicurativa per i servizi medici. Non ho mai investigato cosa accada ad un clandestino od a un moroso in caso si presentino in ospedale senza copertura ma osservando i manichini dei grandi magazzini credo la parola che risponda meglio al quesito sia “formaldeide”.

La polizza base ha un costo modesto per gli standard svizzeri (il tema monetario sarà affrontato in un capitolo a parte), sui 350 franchi al mese e per legge ha una copertura identica, qualsiasi sia la compagnia che la stipula, un beato cazzo.

La polizza base copre giusto uno che se hai la febbre ti dica “stai a casa” o ti scriva la ricetta per la preparazione H e nel mio caso lo fa pure per telefono. Questi servizi che farebbero rimpiangere un ospedale da campo delle guerre napoleoniche non sono nemmeno gratis perché la formula da profugo ha una franchigia di 2500 franchi il che mi spinge a prendermi particolare cura della mia salute.

La stragrande maggioranza di chi vive in svizzera è nelle mie condizioni per cui chi può si tiene molto lontano dagli ospedali e dai medici ed in caso di decesso viene rimpiazzato da un congiunto somigliante come i cinesi di Prato.

Lo stato ed i cantoni incoraggiano in ogni modo questo approccio risparmioso dei contribuenti con campagne di terrore puro a mezzo stampa con bambini nei fossati, tatuaggi a forma di battistrada di pneumatici e così via.

La più bella di tutte rimane “acque sicure” che sarebbe stata ritenuta eccessiva persino ne “lo squalo” in cui una serie di belle immagini di gioia erano corredate da scritte del tipo “ore 13 un bel pranzetto, ore 1320 arriva l’ambulanza”, per spiegare i pericoli delle congestioni.

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È quindi inspiegabile l’approccio “se lallero” che le autorità locali hanno dedicato al Covid. Per un paio di settimane i giornali hanno completamente ignorato la questione, i cittadini, a parte un isolato attacco all’arma bianca ai supermercati che ha polverizzato gli scaffali dei rigatoni, si sono votati alla piena autogestione e fino a 8 giorni fa tutto rimaneva aperto senza limitazioni. Ancora oggi, non essendoci blocchi sulla circolazione nei supermercati ci sono le linee per terra per distanziare e ti danno l’amuchina all’ingresso ma credo che sia più un vezzo per sentirsi europei che per reale necessità visto che come pure prima del fattaccio, in giro non c’è proprio la pipinara al cocomeraro di ferragosto.

Il cantone ha prima bloccato i cantieri salvo ieri riaprili con una serie di prescrizioni che sembrano il testo de “il ballo di simone”, tipo puoi lavorare se stai a 2 metri dal collega, ti lavi le mani ogni 20 minuti, starnutisci nei sacchi per l’amianto, baci l’ano di un montone sotto il noce di benevento. Semplici misure di profilassi alla Howard Huges nel momento meno lucido. La gente, forte delle bastonature preventive che ha sempre ricevuto, nel dubbio sta a casa.

Per andare a lavoro mi hanno concesso un pezzo di carta con scritto “lavoratore necessario” cha fa tanto Schiendler’s list e che non mi lascia tranquillo per nulla visti i pregressi di questo amabile popolo con gli entusiasti ragazzoli dei lunghi coltelli.

Continua (se mi tengo lontano dal vagone piombato)

marzo 28, 2020 Posted by | Editoriali | Lascia un commento

Il 27esimo cantone

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È tanto tempo che non mi siedo a scrivere, quasi cinque anni.

Una volta avevo un eloquio brillante ed una prosa pungente camuffati da una grafia degna di un tacchino artritico cui abbiano legato un pennarello alla zampa, una specie di Dorian Gray letterario,

L’arrivo di word ha cancellato la vergogna della signorina Drago, mia maestra elementare, di non essere riuscita ad insegnarmi a scrivere dritto nemmeno legato alla scrivania come l’Alfieri concedendomi di allenare le dita e la mente mettendo a fuoco tutti gli insegnamenti di una famiglia in cui la biblioteca di Alessandria è considerata un simpatico scaffale dello scibile umano dove appoggiare i panni Swiffer.

Ora, dopo meno di un lustro davvero lontano da casa, mi sorprendo a parlare come Fra Salvatore, mischiando lingue, espressioni, costruzioni verbali parlando e scrivendo 3 lingue, abbastanza male.

Forse è il caso di ricominciare spinto dall’amor proprio ed anche perché, ci si possa credere o no, la mia penna mi ha fatto conoscere più donne dei miei occhioni azzurri.

La prima regola dello scrivere bene è scrivere di qualcosa che si conosce e quindi resterò su me stesso. Solo una volta ho provato a cimentarmi in un testo non autobiografico, esplicitandolo, e nonostante tutto mi sono trovato gli assistenti sociali in casa e compagni delle elementari che mi invitavano ad abbracciare Gesù come mio salvatore ed astenermi dal suicidio. Meglio parlare del mio nuovo paese, la Svizzera.

Ora, venendo qui mi sono reso conto che di base nessuno sa molto della Svizzera. Per l’universo mondo è una specie di Molise ricco in cui ci sono le mucche, gli orologi ed i soldi sottratti al fisco.

Ecco, non siete molto lontani dalla realtà a parte il fatto che francamente è un paese molto bello con qualche piccolo problema da risolvere.

La Svizzera è una confederazione di 26 cantoni (io presto mi autodichiarerò come 27esimo) con dimensioni che vanno dall’area occasioni di Ikea (ma con molta meno gente) a Roma monteverde. Una specie di Italia dei comuni dell’anno mille in cui tutti cercano di frodare ed inchiappettare il proprio vicino, dove le leggi cambiano ogni 10 cubiti ed i beni non si pagano col baratto perché realizzare dei caveaux sufficientemente grandi per far sparire gli armenti degli ebrei durante la guerra non sarebbe stato agevole. Nonostante queste premesse la vita è piacevole una volta capito d’essere ospite e di dovermi comportare a modino pena la garrota in piazza (non conosco il codice penale ma non la escluderei)

La forma di governo è indefinita, basta far presente che in ogni governo deve essere rappresentata anche l’opposizione che è un po’ come sperare in una riuscita festa di nozze in cui la sposa pretenda di invitare tutti i suoi ex che dovrà riconoscere limonandoci bendata.

Di norma il governo è ultra conservatore, con sprazzi di laicismo spinto, stato sociale forte, eutanasia e droga di stato ma tutto questo non importa molto perché ogni legge che Berna propone i 26 cantoni devono attuare e li ognuno cerca di fare come gli pare, ritardando, imbrogliando mentendo e poi ricorrendo al referendum. Si perché in Svizzera si vota grosso modo ogni otto ore, cosa molto comoda se devi ricordarti di prendere una pasticca, su qualsiasi argomento: dal diritto di detenere in casa armi da guerra a quello di limare le corna delle vacche. Non sono iperboli sono stato testimone di entrambi e se siete curiosi vi dirò che ha vinto il si alle vacche smussate ed il no a svuotare un M16 sul vicino impiccione.

Questo grammelot politico permette ai nazisti dell’Illinois di governare il paese ma di non averne mai il controllo e di non poter attuare le politiche isolazioniste che renderebbero la svizzera un paese di 108 abitanti e gli impedirebbero di giocare a pallone persino contro Andorra visto che la metà della nazionale è formata da kosovari riparati qui durante la guerra e l’altra metà da robusti ragazzoni neri non proprio virgulti alpestri.

Il lato ultra conservatore degli svizzeri emerge nel curioso approccio alla difesa. Sebbene non abbiano una guerra in casa da 400 anni, sono da sempre grandi esportatori di armi e mercenari.

Da Giulio Cesare in poi ci sono sempre stati degli elvetici protagonisti in tutte le guerre d’Europa ma rigorosamente in trasferta e questa abilità gli ha fruttato robette come il Ticino, regalato dalla spagna per pagare il ferro elvetico. Amici Ticinesi, fatevene una ragione, siete di Varese e l’avete scampata per un’incollatura.

L’esercito Svizzero conta un numero enorme di riservisti, praticamente tutta la popolazione abile, e tutte queste persone hanno un’arma a casa. Viaggiando sui treni si incontrano carovane di ragazzi in uniforme che tornano a casa dal periodo di ferma e che hanno la faccia da guerra di Tinky Winky dopo un sorbetto alla fragola. Hanno una fanteria, molto comprensibile vista la difficoltà di spostamento, una aviazione che forse fatica un po’ data l’impossibilità fisica di far atterrare un origami tirato con l’elastico ed una MARINA!!!

Io mi immagino la mestizia dell’ammiraglio della flotta preso per i fondelli dai suoi omologhi che lo dileggiano tirandogli feluche di carta e paperelle di gomma alle riunioni della NATO di cui la Svizzera non fa parte ma che probabilmente invita il poveruomo per malanimo.

Continua..

marzo 24, 2020 Posted by | Editoriali | Lascia un commento